Analisi funzionale
domenica 22 aprile 2012
sabato 21 aprile 2012
"Si definisce circuito elettrico l'interconnessione di elementi elettrici collegati insieme in un percorso chiuso in modo che la corrente possa fluire con continuità"
La distribuzione degli spazi nell'edificio è dettata dal funzionamento di un circuito elettrico. L'edificio, infatti, vuole costituire un insieme di ambienti funzionali collegati da un percorso definito, che prende la forma di un fulmine. L'idea del percorso continuo richiama anche l'opera precedentemente analizzata, ovvero i settori spirolidali di Holl. Anche in quel caso, a partire da una sola direzione, se ne generano infinite, con la conseguente creazione di spazi sempre diversi.
Steven Holl: Spiroid Sectors
"Spiroid Sectors" è un progetto
sperimentale di Steven Holl per indicare nuove modalità di espansione
urbana nella prateria del Texas. Nuovi settori condensano vita,
lavoro e altre attività ricreative.
Diversi
passaggi pubblici lungo il tetto forniscono un piano terra in movimento
dando vigore agli spazi connettivi. I settori contengono un ibrido di
macro programmi; stazioni di trasporto pubblico, palestre, cinema, e
gallerie d'arte, con flussi interconnessi orizzontalmente e
verticalmente.
I micro-programmi delle attività domestiche sono in
strutture adiacenti più piccole, la spirale più piccola, infatti, forma
case a corte a basso costo, in costruzioni sperimentali a pareti
sottili/spesse. L’edificio
trae forma da uno sviluppo continuo e fluido e le sezioni stabiliscono rapporti a partire dalla radice, dove gli elementi
si fondono assieme.
La metafora principale del progetto
Spiroid è una spirale che avvolge funzioni diverse. Da questi singoli
spiraloidi polivalenti, Holl ne pone poi a sistema sette, disposti da
Nord a Sud, tangenzialmente alla rete ferroviaria che progetta chiusa e
passante per l'aeroporto.
L'architetto
vuole fornire alla città di Dallas un nuovo tipo di sviluppo sia come
facilitazione degli spostamenti di piccola e media distanza, sia come
programma misto degli edifici.
L'architettura di Steven Holl si colloca pienamente nel filone di ricerca
attento a ritrovare dei contenuti di dinamismo spaziale e di
percezione in movimento, in una sintesi stretta fra le categorie di spazio e di
tempo, architettura che potremmo definire “dinamica” , “narrativa” e
“multisensoriale”.
(DE)costruire...
La mostra del 1988 a New York "Deconstructivist Architecture" dà inizio ad una nuova fase per l'architettura. Viene messa in luce quasi una "non architettura", ovvero un'architettura "senza geometria", dove per geometria si intende quella euclidea. Si sperimentano nuove forme che danno vita ad edifici plastici senza precedenti. Ad un primo sguardo un edificio "de-costruito" può apparire disordinato, instabile, ma, osservandolo e studiandolo bene, si può capire come proprio il caos sia l'elemento ordinatore di tutti gli spazi. Ed ecco che forme pure, disarticolate, costruite da frammenti, tagli, asimmetrie, linee dritte che si inclinano senza una precisa necessità, danno vita ad architetture belle, nuove e "stranamente" funzionali.
venerdì 20 aprile 2012
Il successo dell'architettura nel
mondo: 1988-2000
Dalla mostra del Decostruttivismo al
Guggeneheim di Bilbao.
Il mondo decostruito.
“Il compito più grosso della
cultura moderna è indicare l'infinita interdipendenza delle cose e
delle persone”
Cesare Zavattini, Diario.
L'esposizione del
novembre del 1988 a New York, dal titolo Deconstructivist
Architecture, ispirata da Philip Johnson e curata da Mark Wigley,
rivoluzionerà gli orientamenti futuri del dibattito architettonico
e, di conseguenza, delle opere realizzate. La mostra presenta sette
importanti personalità, tra le quali Peter Eisenman, Zaha Hadid,
Frank Gehry, gli architetti austriaci del gruppo Coop Himmelb(l)au,
Bernard Tshumi, Daniel Libeskind e Rem Koolhaas. L'esposizione si
rivela vincente, tanto da suscitare fermenti in una direzione
frammentata dinamica anche in California, con i gruppi Morphosis e
Arquitectonica e in Europa, nel lavoro di Behnisch.
La parola
“decostruttivismo” può sembrare strana, piena di echi e
di assonanze, rimanda al pensiero del filosofo francese Jacques
Derrida ed alla sua decostruzione filosofica, ma interpreta del tutto
l'architettura di questi anni. Il vecchio, il preesistente, la norma
classica e convenzionale non si annulla ma viene continuamente
rivisitata, portando alla creazione di un'opera con significato
completamente nuovo. È un movimento artistico che si basa su una
serie di contenuti legati al mondo industriale e che formalizza una
logica progettuale assemblatoria. Si diffonde così una formula
rapide ed efficace: “Il Post-Modern è morto, nasce e vince
il Decostruttivismo”.
Un mondo aperto.
In questi anni si aprono
nuove prospettive a livello mondiale. Il papa Wojtyla dà sostegno
all'emergere di nuovi fenomeni di affrancamento dal comunismo in
Polonia. In Russia, il presidente Gorbačëv,
propone la perestrojka, ovvero un'idea di ricostruzione delle
strutture economiche del sistema sovietico. Una data importante è il
1989, anno del crollo del muro di Berlino, che segna simbolicamente
una nuova epoca storica. I confini geografici e politici iniziano a
spostarsi, l'Iraq decide di invadere il Kwait, i paesi orientali
subiscono una grande espansione, la Cina conquista grandi mercati.
Linee e frecce. Il lavoro
di Daniel Libeskind.
Nasce nel 1946 nella
Polonia del primo dopoguerra, studia musica in Israele per poi
passare all'architettura attraverso la Cooper Union di New York, dove
instaura una profonda relazione con Eisenman. Si specializza, in
seguito, anche in Storia e Filosofia. È uno sperimentatore
eccentrico, realizza grandi congegni realizzati partendo da
disegni astratti , una specie di partiture musicali che lavorano
sulla forza delle linea, della capacità di rompere, di
estendersi, di non racchiudersi nei piani, di lacerare lo spazio.
Sperimenta il concetto di layer, della stratificazione che assume
una forza drammatica. Per Libeskin, infatti, la realtà è
formata da una costante interconnessione di processi, di sistemi e di
strati.
In questo quadro realizza
la nuova ala del museo ebraico di Berlino, una linea spezzata e
obliqua che prima è compressa e poi è slanciata come una freccia
verso l'infinito. È un'architettura che affronta e spiega un dramma,
è un'architettura che “comunica”.
Il ruolo della
comunicazione e dell'informazione.
Alvin Toffler, un
sociologo statunitense, scrive nel 1980 un libro intitolato “la
terza ondata”, nel quale sostiene che dopo una prima epoca
caratterizzata dal possesso delle terra e dalla produzione di beni,
dopo una seconda caratterizzata dalla produzione industriale, dalla
macchina, siamo in una terza ondata, ovvero in una fase
caratterizzata dall'informazione.
Sempre più persone
producono beni che sono “pura informazione”, l'informazione è un
valore aggiunto, l'architettura inizia ad avere una “forma che
informa”.
Non esiste più il motto
funzionalista “esisto in quanto funziono” ma il motto “esisto
in quanto informo”.
Metafora costruita e
nominata. Il Museo Kiasma di Holl.
Steven Holl nasce nel
1947 in una cittadina dello stato di Washington. Studia architettura
presso università non rinomate e può essere definito un “self-made
architect”. Nella sua opera c'è un forte interesse fenomenologico,
ritiene che il progetto debba basarsi su esperienze dirette, fisiche
e psicologiche, bisogna percorrere, scoprire i flussi, sentire la
luce e il materiale dell'architettura.
Una seconda chiave del
suo lavoro riguarda il tema della comunicazione, dell'uso di
processi di metaforizzazione, come dimostrano chiaramente i
progetti Spiroid, in cui viene realizzata una spirale che avvolge
funzioni diverse, ma in modo ancora più emblematico il Museo Kiasma
di Helsinki, dove l'architetto parte dalle forze esterne, dalle forze
della città per manipolare i volumi , inventa sempre nuovi spazi. I
flussi si incrociano come nervi e dal loro intreccio nasce
l'architettura.
Potsdamer Platz e la
ricerca delle mixitè. RPBW.
Gli anni novanta del '900
vedono la matura affermazione della società dell'informazione, nella
quale assumono importanza due grandi questioni: le aree dismesse e la
grandi opportunità che esse offrono e la riconsiderazione dei
rapporti tra architettura e natura. Proprio su questi temi lavora lo
studio Renzo Piano Building Workshop, che vince il concorso per la
realizzazione della Potsdamer Platz a Berlino. Lo studio è un vero e
proprio laboratorio di ricerca, che guarda all'innovazione edilizia e
tecnologica. Già nel Centro Pompidou si distingue una funzionalità
del tutto nuova, quella della cultura e del sapere intesi come
episodio produttivo. Nelle opere di Piano c'è il totale ribaltamento
del concetto di zoning: la funzione residenziale non è più separata
ma si unisce e si fonde con le altre. La combinazione delle
funzioni porta alla diffusione del concetto di mixitè: non vi
sono più zone predefinite ma un continuo intreccio di usi.
Parigi e Barcellona. Il
lavoro di Miralles e Pinós.
Negli
anni in cui la comunicazione assume una rilevante importanza, le
città entrano in competizione: si tratta non solo di affermare il
potere politico ma anche di attrarre sempre più visitatori e
residenti. In questa tendenza ritroviamo, tra le altre, le città di
Parigi e Barcellona. A Parigi. Vari sono gli stili: dal mega
geometrismo di Ieoh Ming Pei al neobrutalismo di Ott nell'Opéra.
La
città di Barcellona, insieme a Parigi afferma questo rilancio
dell'architettura come nuova guida dei sistemi comunicativi ed
economici della città contemporanea. Subisce, inoltre, una
straordinaria esplosione di vitalità nel campo delle arti. Dopo
interessanti interventi di edilizia pubblica dovuti a Oriol Bohigas,
dove un carattere importante è il rapporto tra città e mare,
trovano spazio giovani architetti, in particolare Enric Miralles e
Carme Pinós, la cui opera guarda in direzioni del tutto nuove.
L'opera d'esordio è il Municipio Hostaletes, dove due livelli si
innestano secondo due direttrici che permettono una dinamica presenza
di edifici nel fabbricato. Questa ricerca va avanti nel centro tiro
con l'arco di Barcellona, il cui complesso si articola a raggiera
secondo l'andamento della luce solare.
Biosphere
2 e il tema ecologico.
Iniziano
dunque a nascere architetture di risposta al grande tema della
progressiva usura del pianeta, di risposta all'articolazione
degli spazi in un flusso aperto e dinamico con la natura. Si lavora
sul tema del clima, della luce e dell'aria ed emergono architetti
quali il norvegese Sverre Fehn o l'argentino Emilio Ambasz.
Nel
1991 si assiste al completamento di una straordinaria opera di
ingegneria e di scienza ecologica: il progetto Biosphere 2,
costruito a Oracle, nel deserto dell'Arizona da un gruppo che vede
John Allen come ideatore principale. In tale complesso ben studiate
percentuali di piante, microbi, acqua, animali e aria sono in un
ciclo di continua generazione.
Nuove
scoperte.
Santiago
Calatrava.
In
questi anni la tradizione dell'ingegneria viene portata in direzioni
del tutto nuove, in particolare grazie all'opera di Santiago
Calatrava. Egli nasce a Valencia dove studia arte ed architettura per
poi trasferirsi a Zurigo dove si laurea in ingegneria civile. Vince
giovanissimo il concorso per la stazione Stadelhofen di Zurigo, che
lo proietta nel circuito internazionale. Calatrava non usa più la
forma come sublimazione del calcolo ma usa il calcolo per ottenere la
forma, afferma, infatti, che l'ingegneria è l'arte del possibile.
L'architetto si distingue dai contemporanei chiamati “High Tech”,
i quali usano materiali che esaltano la tecnologia, ma assembla
materiali alla luce di una ricerca plastica ed espressiva.
Il
movimento.
Alla
base dell'opera di Calatrava si ritrova la scultura, che tramite
l'ingegneria, diventa architettura. Ma la linfa delle sue
creazioni è l'amore per le strutture vegetali ed anatomiche, ovvero
per le strutture che si muovono. Si sviluppa così un tema nuovo,
quello del movimento reale delle strutture. Sia che le sue
costruzioni si muovano effettivamente, sia che esse siano ferme,
suggeriscono sempre la possibilità di movimento.
Rem
Koolhaas.
Rem
Koolhaas è un altro architetto che si è formato attraversando più
discipline, come cinema, arte e giornalismo. Nel 1977 pubblica un
libro chiave per il suo lavoro, ovvero Delirious New York, che
scruta la metropoli americana ma che è anche un progetto di ricerca
le cui immagini costruiscono le premesse del programma architettonico
del gruppo OMA. La loro architettura si basa sulla frammentazione,
sul simbolismo, su elementi del surrealismo insieme alle esperienze
dell'architettura radicale. Sono elementi che possono essere usati
tanto nei progetti territoriali quanto nei piccoli progetti. Su
queste basi si fonda il masterplan di Euralille, concepito con l'idea
di avere una grande piastra inclinata attorniata da edifici e
grattacieli e da un intrigante percorso sotterraneo. Ma l'opera che
assume una grande rilevanza è la Casa Floriac, a Bordeaux, abitata
da un disabile. Qui l'architetto realizza un'ampia parte del solaio
mobile, ovvero questa si solleva grazie ad un pistone idraulico. Tale
piano collega entrambi i livelli della casa.
Nuove
trasparenze e superfici profonde.
Negli
anni novanta si sviluppa il tema della superficie e della
bidimensionalità. Due opere in particolare si fondano su questo: la
Fondazione Cartier di Nouvel a Parigi e la Cabina di manovre
ferroviarie di Herzog e De Meuron. Nuovel fa un largo uso del vetro e
delle superfici trasparenti in modo illusionistico: la trasparenza
non è più legata all'oggettività della macchina ma all'allusività
dei media e alla pluralità dei messaggi contemporanei. Herzog e De
Meuron si soffermano, invece, sul tema della pelle dell'edificio. La
Cabina si presenta come un volume scatolare, le cui tessiture e
vibrazioni, i cui angoli smussati, rivelano la presenza del tema
della pelle e della luce, che si fa portatrice di messaggi
continuamente mutevoli.
Spazi
nuovi.
In
questa fase l'architettura non nasce più pura ma si incunea,
attraversa continuamente ed è attraversata dall'esistente. Un'opera
che chiarisce tale concetto è il Centro Le Fresnoy di Bernard
Tschumi, un centro di produzione che contiene cinema, auditorium,
studi di fotografia e musica e altri spazi pubblici muovendosi sul
tema del layering, della sovrapposizione di più strati.
Tschumi riscopre le potenzialità degli spazi interstiziali e lavora
sulle potenzialità della sezione. Nell'opera in questione decide di
non abbattere i vecchi fabbricati ma di ricoprirli con una seconda
copertura e ricavare nello spazio di risulta vari percorsi e spazi
pubblici.
Processi
di progettazione in Peter Eisenman.
Blurring.
Peter
Eisenman fornisce una risposta innovativa al tema del movimento, tale
soluzione è legata alla rivoluzione eisteiniana secondo la quale lo
spazio è tempo, si misura con il tempo così come l'energia è
massa. A queste idee si associa la velocità quale dato fondamentale
della società industriale. Eisenman propone una tecnica che prima di
lui non ha avuto applicazioni nell'architettura: il blurring o
sfocamento: il movimento diventa l'ispirazione concettuale e allo
stesso tempo la tecnica con cui organizzare gli edifici.
L'origine
di tale tema è nel futurista italiano Giacomo Balla, con il
Dinamismo di un cane al guinzaglio, ma l'immagine più nota è il
Nudo che scende le scale di Marcel Duchamp.
In
Eisenman il Blurring fa la sua prima apparizione nella Casa Guardiola
a Santa Maria del Mar in Spagna, disegnata sul movimento ondulatorio
di una L. attraverso movimenti ondulatori si vengono a creare gli
spazi, i percorsi, ma soprattutto nasce una nuova estetica.
Cavi
audaci per insegnare.
Nel
1991 giunge a maturazione il College of Design Architecture and
Planning di Cincinnati, una facoltà di architettura che Eisenman
realizza in seguito ad un rapporto aperto agli studenti, ai
professori, agli amministratoti ed agli amici del college. In
quest'opera si ritrova l'idea dell'incunearsi tra le strutture
esistenti. Il progetto, infatti, risponde alla doppia esigenza di
riorganizzare l'esistente e aggiungere nuove strutture. Dunque alla
struttura esistente che si muove a zig-zag sul terreno, viene
affiancata una nuova struttura ad andamento ondulatorio, più
fluente. Le due geometrie si basano su un rapporto di incastri,
sottrazioni ed intersezioni creando nuovi spazi vibranti.
Rebstock
Park. Plasmare la città.
Nel
piano urbanistico proposto per il quartiere residenziale di Rebstock
Park si notano particolari meccanismi di sviluppo come il folding
(piegatura), il graft (innesto) e lo scaling
(riduzione/allargamento), che contribuiscono a dar vita ad uno spazio
urbano molto ricco. Il terreno non è più una lastra sulla quale si
innalzano gli edifici ma un insieme compatto in cui interagiscono
strade, edifici e sistemi verdi. Viene usato il concetto delle
griglia ordinatrice, rafforzata dall'idea dei tracciati urbani.
Spazio
sistema in Frank Gehry.
Danze
d'architettura.
Frank
Gehry realizza architetture concepite da una parte come scene
teatrali, dall'altra come volumi che ballano, parlano e si
muovono. I suoi edifici sono in realtà scene animate e vive. Ne
è un esempio la biblioteca F. Goldwyn, dove lo spazio è ridotto e
simmetrico e la danza dell'architettura è per un attimo fermata in
una pausa di riflessione.
Traiettorie
nello spazio.
Gehry
ottiene nel 1989 una serie di riconoscimenti come il Pritzker Prize.
Le nuove scoperte gli consentono di realizzare importanti opere quali
il Centro culturale a Parigi, la Disney a Los Angeles e soprattutto
il Guggenheim a Bilbao. L'architetto è molto attratto dalla
scultura, dal movimento che, come affermava Boccioni, in realtà non
è costituito da linee rette. Una scultura si potrebbe ritrovare
proprio nel museo Vitra in Germania, un edificio a pianta
rettangolare in cui tutti gli elementi apparentemente accessori si
incastrano l'uno sull'altro collidendo sulla scatola di base, creando
spazi interni fluidi ed interconnessi con geometrie varie ed
affascinanti.
Auditorium
Disney.
L'Auditorium
Walt Disney di Los Angeles è un'opera molto complessa in quanto
risponde sia alla necessità di trovare soluzione alla grande sala,
sia a quella di come articolare gli spazi accessori. Gli spazi
aperti vengono alla fine ad incunearsi tra le pieghe che i locali
accessori creano attorno alla sala. Si tratta di un grande
edificio-scultura a cui l'architetto associa un'impostazione
organizzativa e plastica. Il concetto fondamentale è che gli spazi
accessori vengono posti attorno alla grande sala e manipolati con un
alto grado di flessibilità ed interdipendenza.
Un'opera
chiave.
Una
delle opere più importanti del XX secolo è sicuramente il
Guggenheim di Bilbao. L'idea principale del progetto è la
concatenazione e l'intreccio tra i vari corpi. Viene creata
una piazza sulla quale gravitano biglietteria, museo, ristorante,
auditorium e negozi. Gli edifici di Gehry riprendono quasi le
immagini futuriste, con traiettorie slanciate e linee curve in
costante movimento. Tale edificio si impone subito come un simbolo
internazionale. L'architettura diviene qui un fatto urbano: l'opera
dimostra infatti come a partire da una concezione plastica si possa
rivalutare un'area di basso valore creando nuovi spazi pubblici per
gli utenti.
Spazio
sistema versus spazio organo.
In
questi ultimi anni si sta assistendo al passaggio dallo spazio organo
allo spazio sistema. Per spazio organo si intende uno spazio che si
conforma rispetto alla funzione che vuole assolvere. Per spazio
sistema si intende, invece, la creazione di un edificio non più
basato sul funzionamento interno ma sul rapporto con il contesto,
sull'espressività, sulla spazialità. Dunque all'iniziale
necessità di un'architettura volta alla serializzazione, corrisponde
oggi un processo di completo sganciamento da ogni sistema
preordinato.
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