sabato 21 aprile 2012






"Si definisce circuito elettrico l'interconnessione di elementi elettrici collegati insieme in un percorso chiuso in modo che la corrente possa fluire con continuità"

La distribuzione degli spazi nell'edificio è dettata dal funzionamento di un circuito elettrico. L'edificio, infatti, vuole costituire un insieme di ambienti funzionali collegati da un percorso definito, che prende la forma di un fulmine. L'idea del percorso continuo richiama anche l'opera precedentemente analizzata, ovvero i settori spirolidali di Holl. Anche in quel caso, a partire da una sola direzione, se ne generano infinite, con la conseguente creazione di spazi sempre diversi.
 Infinite spirali...





La parola-chiave da ritrovare all'interno dell'opera di Steven Holl è sicuramente la spirale, il simbolo dell'espansione infinita, che crea infiniti percorsi, sia interni che esterni all'edificio.

 Steven Holl: Spiroid Sectors

 


"Spiroid Sectors" è un progetto sperimentale di Steven Holl per indicare nuove modalità di espansione urbana nella prateria del Texas. Nuovi settori condensano  vita, lavoro e altre attività ricreative. 
Diversi passaggi pubblici lungo il tetto forniscono un piano terra in movimento dando vigore agli spazi connettivi. I settori contengono un ibrido di macro programmi; stazioni di trasporto pubblico, palestre, cinema, e gallerie d'arte, con flussi interconnessi orizzontalmente e verticalmente. 
I micro-programmi delle attività domestiche sono in strutture adiacenti più piccole, la spirale più piccola, infatti, forma case a corte a basso costo, in costruzioni sperimentali a pareti sottili/spesse. L’edificio trae forma da uno sviluppo continuo e fluido e le sezioni stabiliscono rapporti a partire dalla radice, dove gli elementi si fondono assieme.



La metafora principale del progetto Spiroid è una spirale che avvolge funzioni diverse. Da questi singoli spiraloidi polivalenti, Holl ne pone poi a sistema sette, disposti da Nord a Sud, tangenzialmente alla rete ferroviaria che progetta chiusa e passante per l'aeroporto. 
L'architetto vuole fornire alla città di Dallas un nuovo tipo di sviluppo sia come facilitazione degli spostamenti di piccola e media distanza, sia come programma misto degli edifici.


 L'architettura di Steven Holl si colloca pienamente nel filone di ricerca attento a ritrovare dei contenuti di dinamismo spaziale e di percezione in movimento, in una sintesi stretta fra le categorie di spazio e di tempo, architettura che potremmo definire “dinamica” , “narrativa” e “multisensoriale”.


(DE)costruire...


La mostra del 1988 a New York "Deconstructivist Architecture" dà inizio ad una nuova fase per l'architettura. Viene messa in luce quasi una "non architettura", ovvero un'architettura "senza geometria", dove per geometria si intende quella euclidea. Si sperimentano nuove forme che danno vita ad edifici plastici senza precedenti. Ad un primo sguardo un edificio "de-costruito" può apparire disordinato, instabile, ma, osservandolo e studiandolo bene, si può capire come proprio il caos sia l'elemento ordinatore di tutti gli spazi. Ed ecco che forme pure, disarticolate, costruite da frammenti, tagli, asimmetrie, linee dritte che si inclinano senza una precisa necessità, danno vita ad architetture belle, nuove e "stranamente" funzionali


venerdì 20 aprile 2012


Parte settima.
Il successo dell'architettura nel mondo: 1988-2000
Dalla mostra del Decostruttivismo al Guggeneheim di Bilbao.

Il mondo decostruito.



Il compito più grosso della cultura moderna è indicare l'infinita interdipendenza delle cose e delle persone”
Cesare Zavattini, Diario.




La mostra del Decostruttivismo a New York

L'esposizione del novembre del 1988 a New York, dal titolo Deconstructivist Architecture, ispirata da Philip Johnson e curata da Mark Wigley, rivoluzionerà gli orientamenti futuri del dibattito architettonico e, di conseguenza, delle opere realizzate. La mostra presenta sette importanti personalità, tra le quali Peter Eisenman, Zaha Hadid, Frank Gehry, gli architetti austriaci del gruppo Coop Himmelb(l)au, Bernard Tshumi, Daniel Libeskind e Rem Koolhaas. L'esposizione si rivela vincente, tanto da suscitare fermenti in una direzione frammentata dinamica anche in California, con i gruppi Morphosis e Arquitectonica e in Europa, nel lavoro di Behnisch.
La parola “decostruttivismo” può sembrare strana, piena di echi e di assonanze, rimanda al pensiero del filosofo francese Jacques Derrida ed alla sua decostruzione filosofica, ma interpreta del tutto l'architettura di questi anni. Il vecchio, il preesistente, la norma classica e convenzionale non si annulla ma viene continuamente rivisitata, portando alla creazione di un'opera con significato completamente nuovo. È un movimento artistico che si basa su una serie di contenuti legati al mondo industriale e che formalizza una logica progettuale assemblatoria. Si diffonde così una formula rapide ed efficace: “Il Post-Modern è morto, nasce e vince il Decostruttivismo”.


Un mondo aperto.

In questi anni si aprono nuove prospettive a livello mondiale. Il papa Wojtyla dà sostegno all'emergere di nuovi fenomeni di affrancamento dal comunismo in Polonia. In Russia, il presidente Gorbačëv, propone la perestrojka, ovvero un'idea di ricostruzione delle strutture economiche del sistema sovietico. Una data importante è il 1989, anno del crollo del muro di Berlino, che segna simbolicamente una nuova epoca storica. I confini geografici e politici iniziano a spostarsi, l'Iraq decide di invadere il Kwait, i paesi orientali subiscono una grande espansione, la Cina conquista grandi mercati.

Linee e frecce. Il lavoro di Daniel Libeskind.

Nasce nel 1946 nella Polonia del primo dopoguerra, studia musica in Israele per poi passare all'architettura attraverso la Cooper Union di New York, dove instaura una profonda relazione con Eisenman. Si specializza, in seguito, anche in Storia e Filosofia. È uno sperimentatore eccentrico, realizza grandi congegni realizzati partendo da disegni astratti , una specie di partiture musicali che lavorano sulla forza delle linea, della capacità di rompere, di estendersi, di non racchiudersi nei piani, di lacerare lo spazio. Sperimenta il concetto di layer, della stratificazione che assume una forza drammatica. Per Libeskin, infatti, la realtà è formata da una costante interconnessione di processi, di sistemi e di strati.
In questo quadro realizza la nuova ala del museo ebraico di Berlino, una linea spezzata e obliqua che prima è compressa e poi è slanciata come una freccia verso l'infinito. È un'architettura che affronta e spiega un dramma, è un'architettura che “comunica”.



Il ruolo della comunicazione e dell'informazione.

Alvin Toffler, un sociologo statunitense, scrive nel 1980 un libro intitolato “la terza ondata”, nel quale sostiene che dopo una prima epoca caratterizzata dal possesso delle terra e dalla produzione di beni, dopo una seconda caratterizzata dalla produzione industriale, dalla macchina, siamo in una terza ondata, ovvero in una fase caratterizzata dall'informazione.
Sempre più persone producono beni che sono “pura informazione”, l'informazione è un valore aggiunto, l'architettura inizia ad avere una “forma che informa”.
Non esiste più il motto funzionalista “esisto in quanto funziono” ma il motto “esisto in quanto informo”.


Metafora costruita e nominata. Il Museo Kiasma di Holl.

Steven Holl nasce nel 1947 in una cittadina dello stato di Washington. Studia architettura presso università non rinomate e può essere definito un “self-made architect”. Nella sua opera c'è un forte interesse fenomenologico, ritiene che il progetto debba basarsi su esperienze dirette, fisiche e psicologiche, bisogna percorrere, scoprire i flussi, sentire la luce e il materiale dell'architettura.
Una seconda chiave del suo lavoro riguarda il tema della comunicazione, dell'uso di processi di metaforizzazione, come dimostrano chiaramente i progetti Spiroid, in cui viene realizzata una spirale che avvolge funzioni diverse, ma in modo ancora più emblematico il Museo Kiasma di Helsinki, dove l'architetto parte dalle forze esterne, dalle forze della città per manipolare i volumi , inventa sempre nuovi spazi. I flussi si incrociano come nervi e dal loro intreccio nasce l'architettura.




Potsdamer Platz e la ricerca delle mixitè. RPBW.

Gli anni novanta del '900 vedono la matura affermazione della società dell'informazione, nella quale assumono importanza due grandi questioni: le aree dismesse e la grandi opportunità che esse offrono e la riconsiderazione dei rapporti tra architettura e natura. Proprio su questi temi lavora lo studio Renzo Piano Building Workshop, che vince il concorso per la realizzazione della Potsdamer Platz a Berlino. Lo studio è un vero e proprio laboratorio di ricerca, che guarda all'innovazione edilizia e tecnologica. Già nel Centro Pompidou si distingue una funzionalità del tutto nuova, quella della cultura e del sapere intesi come episodio produttivo. Nelle opere di Piano c'è il totale ribaltamento del concetto di zoning: la funzione residenziale non è più separata ma si unisce e si fonde con le altre. La combinazione delle funzioni porta alla diffusione del concetto di mixitè: non vi sono più zone predefinite ma un continuo intreccio di usi.




Parigi e Barcellona. Il lavoro di Miralles e Pinós.

Negli anni in cui la comunicazione assume una rilevante importanza, le città entrano in competizione: si tratta non solo di affermare il potere politico ma anche di attrarre sempre più visitatori e residenti. In questa tendenza ritroviamo, tra le altre, le città di Parigi e Barcellona. A Parigi. Vari sono gli stili: dal mega geometrismo di Ieoh Ming Pei al neobrutalismo di Ott nell'Opéra.
La città di Barcellona, insieme a Parigi afferma questo rilancio dell'architettura come nuova guida dei sistemi comunicativi ed economici della città contemporanea. Subisce, inoltre, una straordinaria esplosione di vitalità nel campo delle arti. Dopo interessanti interventi di edilizia pubblica dovuti a Oriol Bohigas, dove un carattere importante è il rapporto tra città e mare, trovano spazio giovani architetti, in particolare Enric Miralles e Carme Pinós, la cui opera guarda in direzioni del tutto nuove. L'opera d'esordio è il Municipio Hostaletes, dove due livelli si innestano secondo due direttrici che permettono una dinamica presenza di edifici nel fabbricato. Questa ricerca va avanti nel centro tiro con l'arco di Barcellona, il cui complesso si articola a raggiera secondo l'andamento della luce solare.


Biosphere 2 e il tema ecologico.

Iniziano dunque a nascere architetture di risposta al grande tema della progressiva usura del pianeta, di risposta all'articolazione degli spazi in un flusso aperto e dinamico con la natura. Si lavora sul tema del clima, della luce e dell'aria ed emergono architetti quali il norvegese Sverre Fehn o l'argentino Emilio Ambasz.
Nel 1991 si assiste al completamento di una straordinaria opera di ingegneria e di scienza ecologica: il progetto Biosphere 2, costruito a Oracle, nel deserto dell'Arizona da un gruppo che vede John Allen come ideatore principale. In tale complesso ben studiate percentuali di piante, microbi, acqua, animali e aria sono in un ciclo di continua generazione.




Nuove scoperte.

Santiago Calatrava.

In questi anni la tradizione dell'ingegneria viene portata in direzioni del tutto nuove, in particolare grazie all'opera di Santiago Calatrava. Egli nasce a Valencia dove studia arte ed architettura per poi trasferirsi a Zurigo dove si laurea in ingegneria civile. Vince giovanissimo il concorso per la stazione Stadelhofen di Zurigo, che lo proietta nel circuito internazionale. Calatrava non usa più la forma come sublimazione del calcolo ma usa il calcolo per ottenere la forma, afferma, infatti, che l'ingegneria è l'arte del possibile. L'architetto si distingue dai contemporanei chiamati “High Tech”, i quali usano materiali che esaltano la tecnologia, ma assembla materiali alla luce di una ricerca plastica ed espressiva.

Il movimento.

Alla base dell'opera di Calatrava si ritrova la scultura, che tramite l'ingegneria, diventa architettura. Ma la linfa delle sue creazioni è l'amore per le strutture vegetali ed anatomiche, ovvero per le strutture che si muovono. Si sviluppa così un tema nuovo, quello del movimento reale delle strutture. Sia che le sue costruzioni si muovano effettivamente, sia che esse siano ferme, suggeriscono sempre la possibilità di movimento.




Rem Koolhaas.

Rem Koolhaas è un altro architetto che si è formato attraversando più discipline, come cinema, arte e giornalismo. Nel 1977 pubblica un libro chiave per il suo lavoro, ovvero Delirious New York, che scruta la metropoli americana ma che è anche un progetto di ricerca le cui immagini costruiscono le premesse del programma architettonico del gruppo OMA. La loro architettura si basa sulla frammentazione, sul simbolismo, su elementi del surrealismo insieme alle esperienze dell'architettura radicale. Sono elementi che possono essere usati tanto nei progetti territoriali quanto nei piccoli progetti. Su queste basi si fonda il masterplan di Euralille, concepito con l'idea di avere una grande piastra inclinata attorniata da edifici e grattacieli e da un intrigante percorso sotterraneo. Ma l'opera che assume una grande rilevanza è la Casa Floriac, a Bordeaux, abitata da un disabile. Qui l'architetto realizza un'ampia parte del solaio mobile, ovvero questa si solleva grazie ad un pistone idraulico. Tale piano collega entrambi i livelli della casa.



Nuove trasparenze e superfici profonde.

Negli anni novanta si sviluppa il tema della superficie e della bidimensionalità. Due opere in particolare si fondano su questo: la Fondazione Cartier di Nouvel a Parigi e la Cabina di manovre ferroviarie di Herzog e De Meuron. Nuovel fa un largo uso del vetro e delle superfici trasparenti in modo illusionistico: la trasparenza non è più legata all'oggettività della macchina ma all'allusività dei media e alla pluralità dei messaggi contemporanei. Herzog e De Meuron si soffermano, invece, sul tema della pelle dell'edificio. La Cabina si presenta come un volume scatolare, le cui tessiture e vibrazioni, i cui angoli smussati, rivelano la presenza del tema della pelle e della luce, che si fa portatrice di messaggi continuamente mutevoli.


Spazi nuovi.

In questa fase l'architettura non nasce più pura ma si incunea, attraversa continuamente ed è attraversata dall'esistente. Un'opera che chiarisce tale concetto è il Centro Le Fresnoy di Bernard Tschumi, un centro di produzione che contiene cinema, auditorium, studi di fotografia e musica e altri spazi pubblici muovendosi sul tema del layering, della sovrapposizione di più strati. Tschumi riscopre le potenzialità degli spazi interstiziali e lavora sulle potenzialità della sezione. Nell'opera in questione decide di non abbattere i vecchi fabbricati ma di ricoprirli con una seconda copertura e ricavare nello spazio di risulta vari percorsi e spazi pubblici.


Processi di progettazione in Peter Eisenman.

Blurring.

Peter Eisenman fornisce una risposta innovativa al tema del movimento, tale soluzione è legata alla rivoluzione eisteiniana secondo la quale lo spazio è tempo, si misura con il tempo così come l'energia è massa. A queste idee si associa la velocità quale dato fondamentale della società industriale. Eisenman propone una tecnica che prima di lui non ha avuto applicazioni nell'architettura: il blurring o sfocamento: il movimento diventa l'ispirazione concettuale e allo stesso tempo la tecnica con cui organizzare gli edifici.
L'origine di tale tema è nel futurista italiano Giacomo Balla, con il Dinamismo di un cane al guinzaglio, ma l'immagine più nota è il Nudo che scende le scale di Marcel Duchamp.
In Eisenman il Blurring fa la sua prima apparizione nella Casa Guardiola a Santa Maria del Mar in Spagna, disegnata sul movimento ondulatorio di una L. attraverso movimenti ondulatori si vengono a creare gli spazi, i percorsi, ma soprattutto nasce una nuova estetica.



Cavi audaci per insegnare.

Nel 1991 giunge a maturazione il College of Design Architecture and Planning di Cincinnati, una facoltà di architettura che Eisenman realizza in seguito ad un rapporto aperto agli studenti, ai professori, agli amministratoti ed agli amici del college. In quest'opera si ritrova l'idea dell'incunearsi tra le strutture esistenti. Il progetto, infatti, risponde alla doppia esigenza di riorganizzare l'esistente e aggiungere nuove strutture. Dunque alla struttura esistente che si muove a zig-zag sul terreno, viene affiancata una nuova struttura ad andamento ondulatorio, più fluente. Le due geometrie si basano su un rapporto di incastri, sottrazioni ed intersezioni creando nuovi spazi vibranti.



Rebstock Park. Plasmare la città.

Nel piano urbanistico proposto per il quartiere residenziale di Rebstock Park si notano particolari meccanismi di sviluppo come il folding (piegatura), il graft (innesto) e lo scaling (riduzione/allargamento), che contribuiscono a dar vita ad uno spazio urbano molto ricco. Il terreno non è più una lastra sulla quale si innalzano gli edifici ma un insieme compatto in cui interagiscono strade, edifici e sistemi verdi. Viene usato il concetto delle griglia ordinatrice, rafforzata dall'idea dei tracciati urbani.


Spazio sistema in Frank Gehry.

Danze d'architettura.

Frank Gehry realizza architetture concepite da una parte come scene teatrali, dall'altra come volumi che ballano, parlano e si muovono. I suoi edifici sono in realtà scene animate e vive. Ne è un esempio la biblioteca F. Goldwyn, dove lo spazio è ridotto e simmetrico e la danza dell'architettura è per un attimo fermata in una pausa di riflessione.


Traiettorie nello spazio.

Gehry ottiene nel 1989 una serie di riconoscimenti come il Pritzker Prize. Le nuove scoperte gli consentono di realizzare importanti opere quali il Centro culturale a Parigi, la Disney a Los Angeles e soprattutto il Guggenheim a Bilbao. L'architetto è molto attratto dalla scultura, dal movimento che, come affermava Boccioni, in realtà non è costituito da linee rette. Una scultura si potrebbe ritrovare proprio nel museo Vitra in Germania, un edificio a pianta rettangolare in cui tutti gli elementi apparentemente accessori si incastrano l'uno sull'altro collidendo sulla scatola di base, creando spazi interni fluidi ed interconnessi con geometrie varie ed affascinanti.


Auditorium Disney.

L'Auditorium Walt Disney di Los Angeles è un'opera molto complessa in quanto risponde sia alla necessità di trovare soluzione alla grande sala, sia a quella di come articolare gli spazi accessori. Gli spazi aperti vengono alla fine ad incunearsi tra le pieghe che i locali accessori creano attorno alla sala. Si tratta di un grande edificio-scultura a cui l'architetto associa un'impostazione organizzativa e plastica. Il concetto fondamentale è che gli spazi accessori vengono posti attorno alla grande sala e manipolati con un alto grado di flessibilità ed interdipendenza.



Un'opera chiave.

Una delle opere più importanti del XX secolo è sicuramente il Guggenheim di Bilbao. L'idea principale del progetto è la concatenazione e l'intreccio tra i vari corpi. Viene creata una piazza sulla quale gravitano biglietteria, museo, ristorante, auditorium e negozi. Gli edifici di Gehry riprendono quasi le immagini futuriste, con traiettorie slanciate e linee curve in costante movimento. Tale edificio si impone subito come un simbolo internazionale. L'architettura diviene qui un fatto urbano: l'opera dimostra infatti come a partire da una concezione plastica si possa rivalutare un'area di basso valore creando nuovi spazi pubblici per gli utenti.



Spazio sistema versus spazio organo.

In questi ultimi anni si sta assistendo al passaggio dallo spazio organo allo spazio sistema. Per spazio organo si intende uno spazio che si conforma rispetto alla funzione che vuole assolvere. Per spazio sistema si intende, invece, la creazione di un edificio non più basato sul funzionamento interno ma sul rapporto con il contesto, sull'espressività, sulla spazialità. Dunque all'iniziale necessità di un'architettura volta alla serializzazione, corrisponde oggi un processo di completo sganciamento da ogni sistema preordinato.